Diciamoci la verità, il Vinitaly è oramai come San Remo: tutti lo snobbano, ma tutti lo guardano. O meglio, al Vinitaly ci vanno.
La kermesse del Vino in Italia sta perdendo appeal nei confronti delle altre manifestazioni internazionali di settore in Europa, tra tutte il Pro Wein che ha luogo a Duesseldorf. Uno dei motivi di questo calo è sicuramente la decisione di aver voluto esportare Vinitaly in altre location all’estero: Wine South America in Brasile, Vinitaly China in Aprile, Wine to Asia a Maggio, Vinitaly China Roadshow a Settembre e International Wine Expo a Chicago.
Così facendo i buyer ed i potenziali visitatori che sarebbero venuti a Verona, preferiscono attendere che la fiera venga fatta più vicina a loro. Perché mai i buyer internazionali cinesi dovrebbero venire in massa a Verona quando, il mese successivo ha la fiera a casa sua?
Come in ogni manifestazione ognuno di noi troverà comunque sempre degli aspetti positivi ed altri negativi. Guardiamo assieme cos’ha funzionato e cosa no.
Cosa ha funzionato
Da un punto di vista di offerta è giusto sottolineare che questa edizione ha dato il meglio di sé per quanto riguarda convegni, masterclass e degustazioni. Molte, interessanti, condotte da professionisti di settore di spicco. Questi eventi nell’evento non hanno lasciato spazio a critiche, né per qualità, tantomeno per quantità.
Hanno impreziosito la manifestazione con la loro presenza personaggi importanti del mondo dell’enogastronomia, sport ed istituzioni politiche.
Le aziende espositrici si sono preparate al meglio per comunicare al pubblico la loro filosofia, la loro storia, tradizione e top di gamma. E’ stato bello parlare con i produttori ed ascoltare i loro aneddoti, le loro vite. Spesso ho trovato nei vari stand le stesse persone che sono in vigna, specialmente nelle aziende più piccole, ed è lì che si é espresso al massimo il vero valore aggiunto del confronto interpersonale.
Si rinnova l’apertura dei saloni co-located, sto parlando di Sol&Agrifood, il Salone Internazionale dell’Olio EVO e dell’Agroalimentare di Qualità e di Enolitech, il salone Internazionale delle Tecnologie Innovative applicate alla filiera del vino, della birra e dell’olio. Entrambe di grande successo.
Come non annoverare la punta di diamante di Vinitaly, Opera Wine, nata nel 2012 dalla collaborazione di Veronafiere e Vinitaly con Wine Spectator.
Come dice il nome stesso, OperaWine è l’evento esclusivo che offre agli operatori specializzati di tutto il mondo la possibilità di conoscere i migliori vini italiani. La classifica viene redatta dagli esperti di Wine Spectator che sottopongono a un attento esame visivo e gusto-olfattivo i vini italiani selezionati ed assegnano a ciascuno un punteggio sulla base di diversi criteri. Da questo scrutinio esce l’eccellenza dei produttori italiani.: cantine da tutta la penisola che, pur nella differenza di territorio, stile produttivo e dimensioni aziendali, sono accomunate dall’altissima qualità dei vini prodotti. OperaWine dà a giornalisti, operatori e personalità chiave per il settore l’accesso esclusivo a questa Finest Italian Wines Selection di Wine Spectator. Vera protagonista dell’evento è la capacità di raccontare la grande diversità del vino italiano, sia nella tradizione che nelle nuove frontiere dell’enologia. Comunque sia declinata, questa ricchezza merita di essere comunicata e promossa in tutto il mondo: OperaWine è infatti anche una kermesse di respiro internazionale, una vetrina che proietta i migliori vini italiani verso l’export sui grandi mercati esteri.
Le navette gratuite da e per i parcheggi più lontani hanno funzionato benissimo.
Cosa non ha funzionato
Primo e secondo giorno, all’apertura della fiera, molti biglietti non sono letti dai tornelli con lettore QR Code, causando ancora più fila, visto che chi già aveva fatto la fila doveva rimettersi in fila nella colonna dell’operatore umano che, con il palmare, sparava, ad uno ad uno, i codici di tutti i visitatori.
La segnaletica all’interno della fiera e dei padiglioni è assolutamente illogica e non chiara. All’interno dei padiglioni che dovrebbero essere dedicati ognuno ad una regione, si trovano anche aziende di altre regioni, perché magari l’azienda produce anche in quella regione.
Una mappa chiara, facile, logica aiuterebbe i visitatori ad ottimizzare i tempi e, magari, ad incastrare più visite.
Premetto che sono abituato male. Avendo l’accredito stampa, al Pro Wine succede che l’addetto stampa ha il parcheggio dedicato alla stampa ed ha un’ingresso ed un accesso coperto preferenziale alla fiera. A Vinitaly non c’è… ovvero, ci sarebbe ed è chiamato fast track. A parte che non è assolutamente fast perchè ci passano tutti (addetti stampa, espositori e visitatori) e poi è presente solo all’ingresso principale della fiera, non a tutte le altre entrate.
La connessione wifi funziona malissimo e solo nelle prime ore del mattino, poi, quando i padiglioni si riempiono di gente, la linea s’intasa e smette di funzionare. Fuori dai padiglioni il wifi non funziona, neppure nelle prime ore del mattino. Al Pro Wein, chi ha l’accredito stampa, ha un codice wifi 5G ad alta velocità riservato che gli consente di lavorare ed inviare file, video e materiale in tempo reale. E questo anche nel cortile delle fiera, fuori dai padiglioni.
L’ultimo giorno di fiera, alle 11:00 molti espositori stavano già rimettendo bottiglie e materiali negli appositi cartoni per prepararsi alla partenza. La fiera chiudeva alle 16:30 l’ultimo giorno. Ho visto addirittura stand completamente vuoti, senza più bottiglie né personale già alle 11:00 del mattino. Cosa veramente bruttissima e sanzionabile dall’ente fiera. Figuratevi di essere dei visitatori (costo biglietto ingresso giornaliero 120 Euro) e sentire il rumore del nastro isolante di espositori che stanno sbaraccando e stand già vuoti. Io richiederei immediatamente il rimborso biglietto.
Lo stand più bello
Il mio premio stand più bello della fiera quest’anno va all’azienda Donnafugata che si presenta con uno stand con colori e decorazioni geometriche siciliane firmato Dolce & Gabbana.
I 10 migliori assaggi (non in ordine d’importanza e piacevolezza):
– La Sbronza, presentata dalla Cantina Dainelli. Un’ansonica dell’Isola del Giglio in parte macerata ed in parte vinificata a grappolo intero, prodotta da pochi filari che si arrampicano su terrazzamenti a picco sul mare. Nell’etichetta i colori del mare. Vino freschissimo ed insolito.
– Il Pretale, presentato dalla cantina Marzocco di Poppiano. 70% Sangiovese, 15% Canaiolo e 15% Cabernet Sauvignon. A fine fermentazione malolattica il vino viene fatto maturare separatamente in botti di rovere francese da 30 hl e barriques per 18 mesi. Colore rosso rubino intenso con riflessi violacei. Al palato intenso e profondo, ingresso consistente, finale bilanciato.
– Trefiano Carmignano D.O.C.G. riserva, presentato dalla cantina Capezzana. Si tratta di un blend di 80% Sangiovese, 10% Cabernet e 10% Canaiolo. Fermentazione malolattica in tonneaux di rovere francese. Di colore rosso rubino intenso. Al naso si presenta elegante e persistenze con note speziate. Al palato strutturato, note di frutti rossi oltre che di spezie.
– Roma Doc, presentata dall’azienda agricola Cifero. 100% Malvasia puntinata, abbastanza diffusa nel Lazio anche se le prime origini della sua coltivazione risalgono alla Grecia, più precisamente a Creta. Vino fresco e sapido grazie al clima ed al territorio vulcanico. Colore giallo paglierino scarico. Aromi di fiori di campo, pesca a polpa bianca. Buona struttura, pur facendo solo 12,5 gradi di percentuale alcolica. Caratteristiche le sensazioni ammandorlate tipico dell’uvaggio utilizzato.
– Roma Doc rosso riserva presentato da Villa Cavalletti. Stiamo parlando di una delle poche Ville Tuscolane rimaste intatte. Siamo sui castelli romani. Il territorio lavico conferisce un buon corpo a questo interessante vino composto da 80% Montepulciano e 20% Cesanese.
– Roma Doc presentata dalla Tenuta Iacoangeli. Bella la storia dei due giovani fratelli che, costretti a lavorare in vigna un’estate a causa di scarsi risultati scolastici, hanno sviluppato un amore viscerale per la terra e l’azienda di famiglia. Anche loro presentano un’ottima Malvasia puntinata. Qui la gradazione alcolica è più alta, come più alta è la struttura del vino. Siamo a Gensano ed i vigneti sono stati impiantati sulla colata lavica. La brezza del mare fa il resto. Azienda ambasciatrice Enomed per l’UE con Francia per Libano e Tunisia.
– Rosato Toscano, presentato dall’azienda agricola Malenchini. Si tratta di Sangiovese in purezza. Al naso spiccano profumi di melograno, pompelmo rosa e frutti rossi. Al palato è morbido e luminoso con piacevole freschezza, in perfetto equilibrio con la sua persistenza aromatica grazie a una delicata nota sapida sul finale
– Spumante Marengo presentato dall’azienda Acquesi. Siamo in Piemonte. Colore giallo brillante con riverberi verdognoli. Esprime profumi freschi di mela verde sostenuti da una fine effervescenza.
– Chardonnay Friuli Colli Orientali di Augusta Bargilli. 100% Chardonnay si presenta all’esame visivo con un colore giallo paglierino intenso con tonalità oro. Al naso risulta elegante con sentori di fiori bianchi, pesca, vaniglia e miele. Al palato risulta avvolgente e ben strutturato. Buona spinta acido-sapida con sensazioni di burro e nocciola. Finale lungo e persistente.
– Riesling presentato da Erste+Neue. Colore giallo paglierino tenue con riflessi verdognoli. Il sapore è fruttato con marcati sentori di pesca e albicocca. Al palato risulta fresco ed equilibrato. Retrogusto lungo e fine.