Durante la fiera ProWein a Duesseldorf ho avuto il piacere d’intervistare il Presidente del Consorzio Roma DOC, Tullio Galassini. Una lunga e piacevole chiacchierata attraverso le persone, la storia ed i territori che hanno dato vita alla DOC della nostra Capitale.
Clicca qua per la videointervista: https://www.youtube.com/watch?v=MtNs05W2SII
Dalle origini della denominazione al Consorzio
La denominazione Roma Doc nasce nel 2011 grazie alla costituzione dell’Associazione Produttori vini DOC Roma, fondata da una decina di aziende distribuite su circa 175 ettari vitati nell’area laziale intorno a Roma. Mossi dalla consapevolezza della potenzialità del loro territorio e dalla forza del nome (Roma), l’intento delle aziende era quello di promuoverne e tutelarne il nome in Italia e nel mondo.
Da allora molti altri produttori hanno aderito al progetto e l’Associazione è cresciuta fino ad arrivare ad una realtà importante che necessitava di una organizzazione più strutturata. E’ nato quindi il Consorzio di Tutela del vino Roma Doc, messo in atto con la pubblicazione del Decreto Ministeriale in Gazzetta Ufficiale sul numero 38 del 15 febbraio 2018.
Il Consorzio Roma Doc è il quinto Consorzio di tutela del vino laziale ad ottenere il riconoscimento, dopo quelli di Frascati, Cesanese del Piglio, Marino e Atina.
Secondo il Decreto Ministeriale, il Consorzio svolge funzioni di promozione, valorizzazione, tutela, vigilanza, informazione del consumatore e cura generale degli interessi, per conto di tutti i soggetti che rivendicano l’adesione alla Doc Roma.
Più in particolare, il Consorzio di Tutela Vini Roma Doc
- promuove un modello di produzione vitivinicola quanto più trasparente ed affidabile e ne garantisce la tracciabilità dal vigneto alla bottiglia;
- controlla il rispetto delle regole stabilite dal Disciplinare di produzione che sono alla base della sua identità;
- ha la responsabilità della gestione della produzione in funzione del mercato;
- tutela la denominazione dalle innumerevoli forme di imitazione e frodi possibili;
- si occupa della valorizzazione e comunicazione del marchio, del territorio e delle aziende aderenti mediante varie forme di promozione in Italia e nel mondo.
Il Disciplinare del Roma Doc prevede vini di tipologia “bianco”, “rosso”, “rosso riserva”, “rosato”, “Romanella” spumante, “Malvasia puntinata”, “Bellone”, la specificazione “classico” per i vini della zona di origine più antica e, in seguito la tipologia “amabile”. I vini prodotti derivano da vigneti distribuiti in un’area della parte centrale del Lazio sui territori litoranei, sulla Sabina romana, i Colli Albani, i Colli Prenestini e parte della campagna romana, in provincia di Roma.
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE del Consorzio Roma DOC
Il primo Consiglio di amministrazione ha nominato presidente del Consorzio, Tullio Galassini.
Da sempre in prima linea per la tutela e la valorizzazione della produzione viticola regionale, Tullio Galassini è enologo (diplomato a San Michele all’Adige) e produttore d’uva presso l’azienda Galassini Viticoltore. Classe 1977, è stato anche presidente dell’Associazione produttori vino Doc Roma. Vicepresidente è Rossella Macchia, Az. Agricola Poggio Le Volpi.
I consiglieri:
- Marcello Astolfi
- Renato Brunetta
- Felice Mergè
- Francesca Romana Cappelli
- Marco Cerqua
- Adelaide Cosmi
- Cristiano D’Annibale
- Felice Gasparini
- Massimiliano Mergè
- Lorenzo Sbardella
I 47 produttori del Consorzio Roma Doc
Oggi il Consorzio Roma Doc rappresenta 47 produttori e imbottigliatori per un totale attuale di 305 ettari vitati e una produzione di ca 1.880.000 bottiglie (dati 2022):
- Cantine San Marco
- Cantine Zandotti
- D’Annibale Cristiano
- Galassini Tullio
- Sbardella Lorenzo
- Iacoangeli Mauro
- Gabriele Gaffino
- Azienda Agricola Casa Divina Provvidenza
- Merumalia
- Alma Vini
- Azienda Capizzucchi
- Tenuta Castelli
- Casale Vallechiesa
- Cantina Villafranca
- Cantina Bacco
- Terre dei Pallavicini
- Pianozza
- Poggio Le Volpi
- Femar Vini
- Fontana Di Papa
- Genagricola
- Azienda Vinicola Federici
- Gotto d’Oro
- Cantine Volpetti
- Vinicola Consoli
- Torre In Pietra Leprignana
- Chiaro di Colle
- Agricola Andreassi
- Gruppo Italiano Vini
- Martella
- Villa Simone
- Terre del Veio
- Iacoponi Lorenzo
- Monte due Torri
- Mingotti
- Agritech
- Antonini Antonello
- Fratelli Tomei
- Peretti Gabriele
- Gasperini Felice
- Ranchella Emanuele
- Villafranca
Area geografica di produzione
I vini che si fregiano della Denominazione Roma Doc nascono all’interno dell’area geografica della regione Lazio che si estende su una superficie di circa 28.000 ettari e comprende i territori litoranei, la Sabina romana, i Colli Albani, i Colli Prenestini e parte della Campagna romana in provincia di Roma, dei seguenti comuni:
Affile, Albano Laziale, Allumiere, Anguillara Sabazia, Anzio, Arcinazzo Romano, Ardea, Ariccia, Bracciano, Campagnano di Roma, Canale Monterano, Capena, Castel Gandolfo, Castelnuovo di Porto, Cave, Cerveteri, Ciampino, Civitavecchia, Colonna, Fiano Romano, Fonte Nuova, Formello, Frascati, Gallicano nel Lazio, Genazzano, Genzano di Roma, Grottaferrata, Guidonia Montecelio, Ladispoli, Lanuvio, Lariano, Manziana, Marcellina, Marino, Mentana, Monte Compatri, MontePor zio Catone, Montelibretti, Monterotondo, Montorio Romano, Moricone, Morlupo, Nemi, Nerola, Nettuno, Olevano Romano, Palestrina, Palombara Sabina, Pomezia, Rocca di Papa, Rocca Priora, Roiate, San Cesareo, San Polo dei Cavalieri, San Vito Romano, Santa Marinella, Sant’Angelo Romano, Tolfa, Trevignano Romano, Velletri, Zagarolo;
e parte dei seguenti comuni:
Artena per la sola isola amministrativa compresa tra il confine di Lariano, Velletri e la provincia di Roma/Latina, Fiumicino ad esclusione dell’isola Sacra; Roma ad esclusione dell’area interna al GRA e di quella compresa tra il tratto del GRA che in prossimità dell’incrocio con la via del Mare interseca il fiume Tevere e prosegue lungo il tracciato dello stesso fino alla diramazione del “canale di porto” raggiungendo la costa tirrenica. Da questo punto si segue la costa in direzione sud raggiungendo il confine amministrativo del comune di Pomezia; si segue tale confine fino ad incrociare la via Laurentina; da questo incrocio si prosegue in direzione nord fino ad incrociare il GRA.
La zona di produzione delle uve per l’ottenimento dei vini designati all’art. 1 con la menzione “classico”, comprende esclusivamente la parte del territorio del comune di Roma di cui sopra.
Il Territorio
Il mix di pianure e colline, un’altitudine dei terreni coltivati a vite compresa tra 0 e i 600 m s.l.m. e un clima di tipo temperato-mediterraneo, insieme all’esposizione ad Ovest, Sud-Ovest e Sud, concorrono a determinare un ambiente arioso, luminoso e altamente vocato alla produzione di vini di pregio. La combinazione tra le caratteristiche del terreno e i fattori climatici determina, per i vini bianchi, la produzione di significative quantità di precursori aromatici che consentono di esaltare le caratteristiche organolettiche e i sentori tipici dei diversi vitigni, mentre per i vini rossi un’ottimale maturazione fenolica, che unita ad un ottimale rapporto tra zuccheri e acidi permette di ottenere vini caratterizzati da elevata struttura e un grande equilibrio fra le diverse componenti.
Il suolo
La formazione dell’area circoscritta alla produzione di vini Roma Doc risale al Quaternario (o Neozoico), il periodo geologico più recente -quello in cui viviamo- e sono caratterizzati da due principali unità geologiche: nella prima, quella delle aree pianeggianti della valle del Tevere e dell’Aniene, si trovano i sedimenti marini costituiti da un substrato di sedimenti alluvionali.
Nella seconda, quella interna determinata dalle eruzioni del Vulcano laziale, risalgono alla fine del Pliocene, i terreni sono composti da vari tipi di tufo a cui si sono sovrapposti ceneri e lapilli depositati in strati di notevole spessore e cementati in misura diversa. In generale si tratta di suoli molto drenanti, particolarmente adatti alla coltura del vigneto.
La ricerca dei terreni migliori ha determinato l’esclusione di quelli ubicati a quote troppo basse non adatti ad una viticoltura di qualità.
Il clima
L’altitudine dei terreni coltivati a vite è compresa tra i 0 e i 600 m s.l.m., con pendenza variabile; l’esposizione generale è orientata verso ovest, sudovest e sud, pendenze ed esposizione sono due elementi fondamentali alla determinazione di un clima arioso e luminoso, garanzia di uno sviluppo sano e ricco delle uve che concorrono alla produzione dei vini Roma Doc. Il clima è di tipo temperato-mediterraneo ed è caratterizzato da precipitazioni medie più copiose nelle zone più alte. Le temperature sono più alte nei mesi luglio, agosto e più basse da novembre ad aprile, con escursioni termiche importanti nelle zone collinari, fattori che determinano lo sviluppo degli aromi del vino e che fanno della zona delimitata alla produzione di vini Roma Doc un territorio altamente vocato alla produzione di vini di pregio.
I vitigni
Sono idonei alla produzione dei vini bianchi i vitigni tradizionalmente coltivati nell’area geografica della denominazione:
- Malvasia del Lazio, appartenete alla grande famiglia delle Malvasia, è qui chiamata anche Malvasia puntinata, si presenta con grandi grappoli a forma piramidale, alati, con chicchi sferici di medie dimensioni, con medie concentrazioni di pruina sulle bucce gialle puntinate di marrone. Viene coltivata sulle colline dei Castelli Romani, sotto a buone esposizioni solare, con rese medie e costanti.
- Bellone, coltivato (fin dall’antichità) principalmente nei vigneti intorno alla capitale, è noto con numerosi sinonimi tra i quali Cacchione e Arciprete. Il vitigno Bellone dà grappoli di dimensioni medio grandi a forma cilindrica-conica, occasionalmente alati e a densità serrata. Il Bellone predilige suoli fertili, ben drenati ma freschi.
- Bombino bianco, Il bombino bianco, presente in varie regioni italiane, è un vitigno molto diffuso nel centro Italia. È un vino di grande tradizione, che riporta al passato del territorio laziale. E’ caratterizzato da bassa vigoria ma produttività assai elevata e cresce al meglio su terreni secchi, leggeri, silicei o calcarei, ben esposti e possibilmente di collina.
- Trebbiano giallo, i vitigni della famiglia dei Trebbiani sono noti in Italia fin dall’epoca romana. Come molti altri della famiglia dei Trebbiani, il Giallo è diffuso nell’area mediterranea dell’Italia centrale e coltivato storicamente nella zona dei Castelli Romani. Si presenta con grappoli di grandi dimensioni, a forma cilindrica e alata con densità serrate. Gli acini sono sferici e di medie dimensioni, dal colore giallo dorato, con bucce molto pruinose, medie e coriacee. È un vitigno di vigoria media e dall’epoca di maturazione anch’essa nella media. Come tutti i Trebbiani offre rese elevate e costanti.
- Trebbiano Verde vitigno di remote origini che gli antichi romani chiamavano virdis per il colore caratteristico degli acini, è ormai considerato un sinonimo del Verdicchio marchigiano coltivato nel Lazio, in particolare sui Castelli Romani. Le analisi del Dna hanno infatti confermato una similitudine molto stretta tra i due. Il Trebbiano Verde del Lazio si è adattato al clima e al terroir delle colline intorno alla capitale.
- Montepulciano, probabile discendente di qualche vitigno di origine greca, è uno dei vitigni più significativi del territorio italiano, secondo solo al Sangiovese. Il Montepulciano produce grappoli di dimensione media, abbastanza compatti a forma conica e con la presenza di ali. La dimensione dell’acino è medio e leggermente allungato, con una buccia spessa e consistente ricoperta di pruina. La buccia è di color nero violaceo.
- Cesanese di Affile, le origini del Cesanese di Affile risalgono ad epoche molto antiche, già descritte da Plinio il Vecchio e presenti al tempo nella zona di Ariccia, utilizzate in grandi quantità per la produzione di vino rosso. Il grappolo del Cesanese di Affile è di media grandezza, di forma cilindro-conica, alato e mediamente compatto. Il suo acino ha dimensioni medio-piccole, di forma ovale e presenta una buccia spessa e consistente, molto pruinosa e di un colore nero violaceo.
- Cesanese Comune fratello del Cesanese di Affile, produce vini in genere meno complessi e longevi, ma conferisce tonalità più scure al vino.
- Sangiovese Il Sangiovese ha origini molto antiche, conosciuto fin dal 1500, ma la sua origine è molto probabilmente etrusca, in particolare sembra provenire dalla zona a nord del Tevere e a sud dell’Arno, per poi diventare in vitigno a bacca rossa più diffuso in Italia. È un’uva a maturazione tardiva, con un’ottima capacità di adattamento ai diversi tipi di suoli. Preferisce i terreni con buona percentuale di sedimenti calcarei capaci di fare esaltare i suoi migliori ed eleganti aromi così come le sue migliori qualità.
Possono essere impiegati altri vitigni a bacca bianca e rossa idonei alla coltivazione per la Regione Lazio sino a una quantità massima nei blend del 15%.
La viticoltura
Le forme di allevamento, i sesti d’impianto e i sistemi di potatura che, anche per i nuovi impianti, sono quelli tradizionali e sono stabiliti al fine di ottenere rese di produzione di vino entro i limiti fissati dal disciplinare (84 hl/ha per le tipologie bianche e 70 hl/ha per le tipologie rosse e rosate). All’interno di queste indicazioni, ciascuna cantina determina le sue norme di viticoltura assecondandone e valorizzandone le potenzialità al fine di ottenere il prodotto migliore che può ricavare da una natura che è stata già fortemente generosa. I sesti d’impianto, le forme di allevamento e i sistemi di potatura devono essere quelli generalmente usati e atti a conferire alle uve e ai vini caratteristiche di qualità. È vietata ogni pratica di forzatura; è tuttavia ammessa l’irrigazione di soccorso.Le forme di allevamento, i sesti d’impianto e i sistemi di potatura che, anche per i nuovi impianti, sono quelli tradizionali e sono stabiliti al fine di ottenere rese di produzione di vino entro i limiti fissati dal disciplinare (84 hl/ha per le tipologie bianche e 70 hl/ha per le tipologie rosse e rosate). All’interno di queste indicazioni, ciascuna cantina determina le sue norme di viticoltura assecondandone e valorizzandone le potenzialità al fine di ottenere il prodotto migliore che può ricavare da una natura che è stata già fortemente generosa. I sesti d’impianto, le forme di allevamento e i sistemi di potatura devono essere quelli generalmente usati e atti a conferire alle uve e ai vini caratteristiche di qualità. È vietata ogni pratica di forzatura; è tuttavia ammessa l’irrigazione di soccorso.
Il vino
Possono fregiarsi della denominazione “Roma Doc”:
- sette tipologie di vino bianco: “Bianco”, “Classico bianco”, “Bellone”, “Classico Bellone”, “Malvasia puntinata”, “Classico Malvasia puntinata”;-una tipologia spumante: “Romanella spumante”;
- due tipologie di vino rosato: “Rosato”, “Classico rosato”;
- quattro tipologie di vino rosso: “Rosso”, “Classico rosso”, “Rosso Riserva”, “Classico rosso Riserva. La specificazione “classico” è consentita per i vini della zona di origine più antica, ovvero la più vicina al territorio urbano della capitale, ad esclusione della tipologia Romanella “spumante”;
- Il cambio del disciplinare, che nel frattempo ha introdotto l’obbligo di imbottigliamento nella sola provincia di Roma, ha permesso di introdurre la versione “Amabile” alle sette tipologie già previste;
La Storia sul territorio
La stretta connessione tra il territorio, il clima e la storia millenaria degli uomini che hanno vissuto sul territorio che prosegue fino ai nostri giorni, e guarda al futuro con la produzione dei vini Roma Doc.
Dalle origini agli insediamenti etruschi e all’Impero Romano, la produzione di vino sul territorio ha accompagnato la vita degli uomini nell’alimentazione, nella medicina e in ambito religioso. Se l’età imperiale ha visto un incremento della produzione di vino, destinando a vigneto le terre più vocate – quelle dal suolo vulcanico dei Colli Laziali, di Caere, della Sabina- la sua caduta, tra il V e il X secolo ne ha causato una drastica riduzione. È stata la Chiesa, intorno a Monasteri ed Abazie, che per le sue esigenze ne ha conservato il patrimonio, fino alla ripresa delle richieste di vino quando Roma ha ricominciato a popolarsi, e la corte papale ad aumentare il suo potere: era lei che disciplinava la produzione nei vigneti di Roma e dei territori circostanti. Proprio sotto il pontificato di Paolo III, a cavallo del 1500, il mercato romano ha rivolto la sua attenzione ai vini dei Castelli, della Sabina, dei Colli predestini, perché il vino cosiddetto “romanesco” (quello prodotto entro sette miglia dal Campidoglio e in particolare sul Gianicolo, fuori dalla Porta di San Pancrazio, in Vaticano e a Monte Mario e in molti altri vigneti i cui nomi sono rimasti nella toponomastica della Capitale) non era sufficiente per il consumo della città. E perché qualità e caratteristiche erano diverse e apprezzate. La diversificazione tra vino romanesco e vino dei Castelli è attestata fino al XIX secolo, poi l’ulteriore crescita urbana di Roma ha eroso terreni ai vigneti e le produzioni si sono allontanate dalle zone di consumo, concentrandosi in quelle che, peraltro, erano riconosciute come maggiormente vocate: i Castelli Romani, Cerveteri, la Sabina. La vitivinicoltura ha dunque mantenuto nel corso dei secoli il ruolo di coltura principe del territorio, fino ai nostri giorni, quando la denominazione Roma Doc, stabilita da un Disciplinare di produzione, nasce con lo scopo di incrementare la conoscenza e la diffusione nel mondo.
Associazione Produttori Vino DOC Roma
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